[vc_row][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”5734″ alignment=”center” border_color=”grey” img_link_large=”” img_link_target=”_self”][/vc_column][vc_column width=”3/4″][vc_column_text]Nell’immediato dopoguerra la cronaca quotidiana pullula di inaugurazioni di targhe, lapidi, monumenti ai “figli morti per la Patria”. La velocità con la quale questi nomi si perdono poi nel mondo glorioso degli eroi è esorbitante; nonostante i loro nomi siano impressi sulla pietra per sfidare il tempo, la loro identità passa in secondo piano per lasciare il posto al significato simbolico, e impersonale, della loro morte.
Oggi, la seri di nomi che si susseguono sui monumenti delle piazze del nostro Paese, oltre ad aver perso parte della loro carica emotiva, suscita tutt’al più la comune curiosità che può essere data dalla coincidenza di alcuni cognomi con quelli incisi sulle lapidi. Il tempo, nel suo scorrere, ha così bene levigato la memoria, da far sembrare, oggi, quasi impossibile che quei nomi un giorno fossero persone.
Il libro di Lisa Bregantin si presta a una duplice lettura: la prima è quella che corrisponde al senso del progetto municipale, della ricostruzione cronostorica di una sessantina di itinerari umani spezzati, che i predestinati lettori locali potranno ripercorrere con più curiosità e affettuosa identificazione. La seconda lettura è una riflessione sul senso e sui modi in cui funziona e perdura nel tempo o s’inceppa ed evapora via via la memoria degli avvenimenti e delle persone.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]