Unirsi per unire il paese

[vc_row][vc_column width=”1/3″][vc_single_image image=”5720″ alignment=”center” border_color=”grey” img_link_large=”” img_link_target=”_self” img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”2/3″][vc_column_text]Che cosa ci sarà mai, da raccontare di Pontelongo, una piccola comunità adagiata sul Bacchiglione, uno dei tanti luoghi della bassa padovana che vive e opera tra Padova, Venezia e Chioggia?

Che cosa sarà mai capitato in questi ultimi cento anni? Molte cose capitano tra il 1876 e il 1976, tra il secondo e il terzo centenario del solenne Voto alla Madonna, celebrato puntualmente ogni anno, fin dal lontano 1676, a ringraziamento per la vittoria su un’epidemia mortale: una terribile alluvione (1882), l’insediamento di un’amministrazione autonoma (1876) che si sforza di guidare la comunità verso lo sviluppo e il benessere, un fiume “tortiglioso” e pericoloso che viene domato; un sindaco illuminato (Luigi Ostani) che si batte per la partecipazione alla vita politica delle donne (quarant’anni in anticipo sui tempi della storia), l’arrivo dei belgi (1910) e l’insediamento di uno zuccherificio che cambia il modello dello sviluppo locale, un filantropo locale (Antonio Galvan) che aiuta generosamente la nascita dell’Università cattolica di Milano, un Parroco dinamico (Don Valentino Caon) che costruisce un “piccolo Vaticano”. E, ancora, la costruzione dei grandi partiti di massa del Novecento, l’avvento del fascismo, i bombardamenti del 19445, la Resistenza, la ricostruzione del secondo dopoguerra, lo sviluppo dello sport e degli insediamenti scolastici, la “contestazione” e il protagonismo dei giovani del 1968.

Una storia di amministrazioni locali; di donne e di uomini che meritano di uscire da un luogo, immeritato oblio; di idee, usi, costumi, abitudini e atteggiamenti in evoluzione; di una società aperta  a tecnici e professionisti che arrivano da vari paesi europei. e anche di comportamenti e di orientamenti ideali di un secolo, il Novecento, di aspra contrapposizione tra schieramenti, modelli politici e progetti di sviluppo.

E’ una storia piccola, ma non insignificante, scritta come in presa diretta, che vuol farsi leggere da giovani e da adulti, sui banchi di scuola e nelle stanze private. Con l’accortezza di render conto alle fasi politiche passate e del trascorrere del tempo e degli avvenimenti, in uno scenario piccolo, ma strettamente intrecciato a quello nazionale.

La loro vicenda e il loro esempio sono ancora validi per affrontare i problemi del 2000 che si è appena aperto.

Pensiamo ad uno di questi problemi, forse il più importante per le istituzioni e i governi, a tutti i livelli: quello di tenere insieme società che tenderanno a frammentarsi in maniera crescente, a generare identità collettive sempre più labili e parcellizzate, di natura etnica, regionale, politica, religiosa e generazionale.

Questo è il compito fondamentale che la politica ha davanti e sé, ed è questione di vita o di morte per le nostre società.

Pericoli di razzismo e xenofobia incombono. Scelte xenofobe raccolgono consensi per una politica di isolamento e di chiusura. La loro unica proposta è quella dell’esclusione di ogni altra cultura e di ogni altra etnia.

Le “storie” che i superstiti dei campi di concentramento ci tramandano, invocano proposte per costruire società in cui regole democratiche e di libertà, ordine pubblico e convivenza civile, siano condivise dalle comunità nuove e tradizionali del nostro Paese, in cui le diversità convivano nel rispetto reciproco, nella tolleranza e nella fraternità.

Roberto Franco Sindaco di Pontelongo[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]